In quattro stagioni, il calcio italiano ha aumentato il suo fatturato del 77 per cento. Eppure, nonostante questa ricchezza piovuta dal cielo delle televisioni a pagamento, il Sistema è schiacciato da una crisi finanziaria senza precedenti e non risolvibile in tempi brevissimi. Ma si tratta solo di una questione di soldi? Oppure il disagio del calcio ha radici più profonde e motivazioni più complesse, che vanno dalla finanza alla politica e finiscono per alimentarsi vicendevolmente? Dopo la calda estate della Fiorentina, cancellata dal campionato a causa di inadempienze economiche di Vittorio Cecchi Gori, e la vicenda del Catania, retrocessa sul campo in serie C 1 e ripescata dal Tar in seguito a una tortuosa vicenda finanziaria, queste domande sono diventate di stringente attualità soprattutto per coloro che avrebbero gli strumenti per fornire risposte in grado di condizionare il futuro.
Questo libro è un viaggio nei fatti e nei misfatti di un decennio di governo del Calcio; è la ricostruzione critica di una storia che ha conosciuto nel giro di quindici anni ben due rivoluzioni che avrebbero dovuto spalancare le porte del futuro su una prospettiva di ricchezza e prosperità e che, al contrario, hanno fatto piombare il calcio in una sorta di Medio Evo in cui le regole non valgono o vengono modificate secondo necessità, e i soldi non bastano mai perché gli egoismi sono sempre più robusti e incontrollabili. Dentro la crisi, sempre i medesimi volti: il presidente della Figc, Franco Carraro, il presidente della Lega, Adriano Galliani e ancora, Antonio Matarrese, Gianni Petrucci, Mario Pescante. Tutti protagonisti di una commedia che non ha ancora una conclusione. Una incertezza che appare più irragionevole che irrazionale. Il calcio è un 'prodotto' che sbanca i mercati: l'ultima finale mondiale è stata vista da un quarto degli abitanti della terra, il giro d'affari tocca gli ottanta miliardi di vecchie lire, secondo Mediobanca siamo in presenza del tredicesimo comparto produttivo del Paese. I numeri sono quelli di una grande realtà bisognosa di un grande governo: esattamente quel che manca oggi al calcio.
In appendice un'intervista a Gianni Rivera: "Questo calcio non vuole le riforme".
Anonimo -