La tentazione della prosa è relativamente recente in me. Tentazione o scappatoia? Così scriveva Vittorio Sereni nel 1982 evidenziando uno dei temi centrali, o forse il tema necessario per la comprensione della sua opera. Giovanni Raboni racconta nella sua Introduzione a questo volume che Sereni aveva confessato nel 1962 "la propria accorata invidia per il sortilegio evocativo che sarebbe concesso in dono ai narratori e non ai poeti". Come invece quel dono sia straordinariamente presente, e come la contiguità tra il Sereni poeta e il Sereni prosatore sia armoniosa e riuscita, è dimostrato dalla lettura delle raccolte di prose, edite e inedite, presentate in questo volume che raccoglie l'intero corpus sereniano, così come lo stesso autore l'aveva, nel corso degli anni, progettato. "Sereni" scrive ancora Giovanni Raboni "ci appare quasi di colpo (ma si tratta invece, è chiaro, per chi non ignori l'instancabile e in qualche misura eroica gradualità dei suoi procedimenti creativi, d'una capacità pazientemente e duramente conquistata)nell'assoluto dominio di un linguaggio in qualche modo totale, un linguaggio nel quale la verticalità pura dell'"evocazione pura" di ungarettiana memoria si combina senza requie con l'orizzontalità della descrizione. Ma "La tentazione della prosa" non offre solo il piacere che scaturisce dalla lettura di un grande poeta che si misura felicemente con un diverso metro narrativo. Giulia Raboni, curatrice di questa edizione, ha ricostruito con un minuzioso e paziente lavoro d'archivio le vicende creative ed editoriali legate a ciascuna delle raccolte di prose che Vittorio Sereni ha scritto da "Gli immediati dintorni" a la "Traversata di Milano" e che da molti anni non sono più disponibili. Attraverso la fitta corrispondenza dell'autore con Umberto Saba, Attilio Bertolucci, Alberto Mondadori, Niccolò Gallo, Donato Barbone e Vasco Pratolini si disegna, quasi in controluce, la storia di un'avventura appassionante per il suo grande rigore.
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