Questo libro, analizzando un enorme numero di protagonisti, di collezioni e di poetiche e grazie a un ricchissimo apparato di immagini, racconta la storia della moda come una battaglia di stili, fra i designer devoti alla materia pulsante o alla purezza della geometria, e gli stilisti appassionati della storia, del passato, della memoria. Uno scontro che si consuma tra le due fazioni opposte dei frugali e dei citazionisti: i primi, oscuri e taglienti, immersi nella densità del presente, i secondi instancabili custodi del tempo e del museo. Accostandosi alla moda da una prospettiva del tutto originale, Fabbri esamina i cosmocorpi di Cardin, le acrobazie di Lagerfeld e Saint Laurent, le bombe tessili di Yamamoto, i barocchismi di Versace, la teatralità di Moschino e Gaultier, le forme dissolte di Lang, il non-finito di Marras, le creature robotiche di Ghesquière e i funambolismi di Michele, per finire con lo streetwear di Gvasalia e Abloh. Combinando inoltre musica, filosofia, letteratura e arte contemporanea, l'autore aziona una macchina narrativa dove le scorribande di Mary Quant incrociano le canzoni dei Beatles, gli abiti di Valentino lambiscono il pensiero di Derrida, le invenzioni di Raf Simons accolgono le parole dei Joy Division e le allucinazioni di McQueen stringono i brani dei Radiohead.
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