Dopo il prologo dei racconti di A guerra finita, che hanno attraversato una miscellanea di emozioni raccolte a caso nei ricordi, e dopo la cavalcata nella formazione alle armi nelle scompigliate turbolenze dei primi anni '70 nel Ritratto di terrorista da giovane, con la Peggio Gioventù si focalizza l'attenzione nell'analisi dettagliata, senza sconti per nessuno, compreso l'autore stesso, nell'avvenimento che ha segnato in Italia l'apice del terrorismo: il sequestro Moro.
Un'analisi storica, politica, ma anche psicologica, che delinea una panoramica a tutto campo del comportamento dei protagonisti, dello sviluppo della vicenda e del concatenarsi ineluttabile dei suoi imprescindibili antefatti.
Il libro è aperto, prima dell'avvio della serrata scansione dei fatti, dal racconto in tempo reale e in chiave soggettiva del subbuglio di emozioni ed eventi della mattina di quel 16 marzo 1978.
Questo racconto in apertura è a tutt'oggi l'unica testimonianza diretta e integrale da parte di uno dei suoi protagonisti di quel minuto che ha posto nella storia del paese un macigno non ancora rimosso dopo altre quarant'anni. Un minuto, o poco più.
Anonimo -