Siamo all'epoca spagnuola, che comprende un periodo di cento settant'anni, d'allora che le armi vittoriose di Carlo V e il Trattato di Cambray aggiunsero anche il nostro paese agli sterminati possedimenti di quel monarca, fino alla venuta degli Austriaci sull'incominciare dello scorso secolo. Epoca fatale e di amara ricordanza pei Lombardi! Re lontani e di tanto più difficile accesso, che per giungere a Madrid era d'uopo traversare la Francia quasi sempre in guerra colla Spagna, ovvero altri Stati Italiani per prendere imbarco in qualche porto del Mediterraneo. Governatori, che rappresentavano il Sovrano, estranei alle leggi, alle abitudini, alla lingua nostra, avidi di saziare la loro ambizione e l'avarizia, non reggevano, ma angariavano il paese ad essi per tre anni lasciato in balìa. Un Senato, composto in buona parte di Spagnuoli, che giudicava inappellabile come Iddio. Il Consiglio segreto di Stato; il Magistrato di Sanità; i Sessanta Decurioni; il Capitano di Giustizia; il Magistrato ordinario, lo Straordinario, tutti poteri che agivano indipendenti nella propria sfera, urtandosi e collidendosi sovente nell'esercizio dei loro attributi non troppo chiaramente definiti. All'allegria ed all'attività ingenita nei Lombardi sottentrò il cupo sussiego, l'albagia e l'indolenza spagnuola; quindi i nobili abbandonarono il commercio, riputandolo disonorevole al casato; le manifatture andarono in decadimento, le arti e gli studj furono negletti, le opere pubbliche trascurate, in breve il nostro paese, consumandosi per lenta inedia, da florido e ricco che era, fu ridotto sterile e inerte per mancanza d'industria agricola e manifatturiera e di civile energia. Però l'attribuire il decadimento e la ruina della Lombardia esclusivamente al dominio spagnuolo, come fecero parecchi scrittori, mi sembra un peccare d'esagerazione. E valga il vero: que' disordini erano in buona parte conseguenza del trambusto d'idee e di passioni, generale fra i popoli d'Europa, che, usciti di recente dall'età di mezzo, incominciavano a stabilire su nuovi principj i loro governi. Ma, per tornare a noi, in due periodi credo si possa dividere l'epoca spagnuola: dal 1537 al 1632, e da quest'anno al 1705 in cui vennero gli Austriaci. Le due pestilenze del 1576 e 1630 sono fatalmente i fatti più importanti del primo; come S. Carlo e Federico Borromeo ne sono i più celebri personaggi. Il secondo non è segnato da verun grandioso avvenimento, giacchè prostrata dalla carestia e dai contagi, e rallentato l'impulso dato al clero ed al popolo da quei due arcivescovi, la Lombardia giacque in un letargo sempre più profondo.
Anonimo -