Il primo, grande successo letterario di Gide fu in realtà conseguenza di un malinteso fra le intenzioni dell'autore e l'interpretazione che il pubblico diede alla sua opera. Dapprima compagni di giochi durante le vacanze estive, i cugini Jérôme e Alissa non tardano, crescendo, a sviluppare l'uno per l'altra un attaccamento più forte, un amore alimentato anche dal comune interesse per la lettura e dalla condivisione di una fede profonda. Dal piacere che traggono dalla reciproca compagnia prendono presto forma progetti per un matrimonio da celebrare appena diventati adulti. Ma quando scopre che la sorella minore nutre per il cugino i suoi stessi sentimenti, Alissa decide di farsi da parte e vede in questo sacrificio uno strumento per avvicinarsi a Dio. È il primo passo di una spirale di ascesi spirituale e fisica sempre più estrema, che Jérôme non avrà la forza, o la determinazione, di interrompere. Questo récit, da Gide presentato come pendant ideale a L'immoralista, venne da molti interpretato come una dichiarazione di "conversione" da parte dell'autore, anche a causa della narrazione in prima persona e dei numerosi elementi autobiografici che Gide fonde nella narrazione. Soltanto pochi colsero il distacco ironico con cui viene osservata e analizzata la tragica assurdità della vicenda di Alissa e Jérôme. Ben più complesso e sottile di una banale attestazione di conversione, La porta stretta è un'esplorazione negli abissi e nelle perversioni cui può condurre una pratica estrema e sorda della virtù.
Anonimo -