Più che a un critico letterario Morasso assomiglia a un appassionato sapiente della "cosa" poetica. Esorta di continuo il lettore a capovolgere le idee più consuete - giungendo a proporre, addirittura, il «recupero dell'anagogia come chiave ermeneutica» e a individuare un'ipotetica Legge a pro dei «poeti autentici» - e ci spinge a rileggere la storia recente della poesia (italiana) con uno sguardo aperto all'interrogazione sulla veridicità di vicende visionarie e gerarchie di valore date per assodate.
Anonimo -