È una primavera strana, indecisa, come l'umore di Guido Guerrieri.
Messo all'angolo da una vicenda personale che lo spinge
a riflettere sulla propria esistenza, Guido pare chiudersi in sé
stesso. Come interlocutore preferito ha il sacco da boxe
che pende dal soffitto del suo soggiorno.
A smuovere la situazione arriva un cliente fuori del comune:
un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno
di università, sempre primo negli studi e nei concorsi. Si rivolge
a lui perché lo difenda dall'accusa di corruzione, la peggiore
che possa ricadere su un magistrato. Quasi suo malgrado,
Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde
lucidità, lacerato dalla tensione fra regole formali e coscienza
individuale. In un susseguirsi di accadimenti drammatici e squarci
comici, ad aiutarlo saranno l'amico poliziotto, Carmelo Tancredi,
e un investigatore privato, un personaggio difficile da decifrare:
se non altro perché è donna, è bella, è ambigua, e gira
con una mazza da baseball.
***
«Quando chiudemmo il verbale e l'udienza,
lo spiacevole sentore della parola calunnia
aleggiava sul procedimento. Tutti sapevamo
che in qualche modo sarebbe rimasto lí, e tutti
sapevamo che la procura avrebbe dovuto
trovare qualcosa di molto solido, se non voleva
che quel fascicolo finisse nella discarica
delle archiviazioni o dei proscioglimenti».
La nostra recensione
C’era mancato l’avvocato Guido Guerrieri. Non che gli altri romanzi di Gianrico Carofiglio fossero privi di intensità e spessore, ma quando ti affezioni a un personaggio così affascinante e originale vorresti seguirlo il più spesso possibile. Ora, per i molti estimatori dell’avvocato barese, l’attesa è finita. Torna in una nuova inchiesta il colto, nevrotico, ironico, sognatore Guido Guerrieri, strenuo difensore di casi all’apparenza disperati, che nessuno vuole perché “umani, troppo umani” e che per uno del suo carattere sono invece linfa vitale. Cos’altro aspettarsi, del resto, da chi nello studio appende un manifesto che ritrae due bimbi palestinesi seduti per terra tra le macerie con una frase di Brecht che recita: “Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”? Lui è fatto così, può perdersi a dialogare con sé stesso ad alta voce, oppure intestardirsi in una discussione con Mr Sacco (quello da box, sua altra grande passione), ma nel lavoro è affidabile, deciso, lucido, anche se le vicende personali lo portano a volte a infilarsi in situazioni complesse. E il caso che ha ora tra le mani non aiuta certo a mettere ordine nella sua vita nonostante l’amicizia con il fido Tancredi e la collaborazione (solo professionale?) con l’ambigua e intrigante investigatrice Annapaola. L’insidia è evidente in una vicenda dove corruzione, potere, giustizia e morale creano un intreccio che può generare mostri, e Guerrieri lo sa. Ecco perché, fra mille dubbi e perplessità, accetta di difendere l’amico magistrato e affrontando imprevisti e colpi di scena saprà arrivare a una soluzione, personale prima ancora che giuridica, com’è nel suo stile inconfondibile. Antonio Strepparola
Anonimo -