Nella poesia di Rita Rucco, in cui l'essere sostantivo del nome prevale nel caratterizzare la vita nella sua sostanza d'esistenza, metaforizzata come un libro dalle pagine sparse, `spaginate' come "fogli dispettosi-ribelli/sceglievano sequenze sbagliate", si affaccia alla lettura del vivere-leggere un io poetico `autoriale', che, agendo come soggetto "alla ricerca di logiche mie", "ricuce le pagine sparse", mette "ordine, un ordine statico/ho fermato le pagine/per farne una storia coerente" (p. 20). L'intenzione di questo "ordinamento" poetico del senso del libro della vita è poter offrire "risposte già date" ai naufraghi del senso, ai contemporanei e non solo, a coscienze che vivono in un mondo che non sa equilibrare la relazione dialogica di domanda-risposta, provenendo, dopo l'oblio della lezione di Platone, da un senso dialogico del rispondere dalle "sequenze sbagliate", che hanno più domande da porgere che risposte sicure, certe da poter offrire.
Anonimo -