Cosa sarebbe l'Eneide di Virgilio senza la propaganda filo imperiale e la sfilata di dei e dee che si sarebbero dati tanto da fare per preparare la grandezza di Roma? Se togliamo il glamour, la pompa, l'esagerazione del poeta tanto amato da Dante, avremo il racconto di una migrazione di popoli che hanno attraversato il Mediterraneo e di una guerra combattuta fra due villaggi dell'età del Bronzo con i mezzi dell'epoca, vicende meno roboanti di quanto Virgilio e il suo traduttore cinquecentesco Annibal Caro ci abbiano tramandato, ma ugualmente animate da figure possenti e romantiche. Enea, Turno, Lavinia, Ascanio e tanti altri personaggi, rivisitati in una luce più moderna e non meno appassionante, agiscono nello scenario che ha dato vita alla fase più antica e preparatoria di quella che sarà la civiltà romana.
Anonimo -