La Roma di Pasolini e Belli; la Parma di Malerba; la Palermo siciliana di Sciascia e Tomasi; la Venezia dei romantici, di Mann e Proust; la Milano di Savinio e Stendhal e Buzzati; e poi: la città dei poeti, le città immaginarie alla Calvino, città-paesaggio o la città-storia o la 'città-monstre' del moderno, la città come ritratto dell'Altro per l'immigrato. Questo libro indaga i rapporti della letteratura con la città e i modi in cui autori - romanzieri e poeti - hanno fatto giocare alla città un ruolo nella loro narrativa, le hanno fatto occupare uno spazio, recitare una parte. I modi in cui - secondo la frase epigrafica di Savinio che potrebbe essere titolo a questo testo - hanno ascoltato il cuore della città. Ma la prospettiva da cui questa analisi muove non è quella attesa, di tipo storico-sociologico o biografico. Gli autori la definiscono imagologica, assumendo cioè l'immagine come entità data e analizzandola per sé, personaggio da interpretare, raffigurazione da valutare, senza ricorrere a elementi extraletterari. L'immagine è posta al centro della narrazione a riguardarla nei particolari, a entrare nell'intimo della sua figura, a sporgersi dal suo profilo narrativo per osservare il testo. E svela com'esso è costruito e, anche, il suo valore estetico: spiega il piacere del testo.
Anonimo -