Soffriamo di un linguaggio che è sempre più ridotto, sempre più funzionale, meno evocativo. Abbiamo reso il mondo estraneo a noi stessi e forse ciò che chiamiamo poesia è solo riabitare questo mondo. "Siamo noi che diamo un nome al mondo; altrimenti il mondo scompare". La poesia, la mia poesia almeno, vuole essere un tentativo di rinominare la realtà. Abitare poeticamente il mondo vuol dire in ultima analisi prendersene cura. E un momento contemplativo la poesia, un momento di tregua, un ritorno ancora possibile all'infanzia, quando accostavamo le conchiglie alle orecchie per sentire il rumore del mare.
Anonimo -