Ci sono i carnefici e ci sono le vittime, i carcerieri e le carcerate. C'è la cella d'isolamento con i suoi tentati suicidi, le regole ferree della convivenza tra le detenute e la stretta sorveglianza delle guardie; tanto stretta da arrivare spesso fino al sopruso e alla violenza. E poi, naturalmente, c'è il fuori, la città con le sue strade, i suoi pub e i suoi appartamenti, le persone libere, la vita che dovrebbe essere normale. Louise Forrest appartiene a questa vita, alla città: ma per il suo lavoro di psichiatra appartiene anche un po' al carcere in cui lavora da qualche mese. L'incontro con Helen, la più fragile delle detenute, con un passato misterioso e terrificante fatto di indicibili violenze prima subite e poi perpetrate, che emergono lentamente dalla memoria, cambia la vita della psichiatra: per Louise diventa sempre più complicato nascondersi, sempre più difficile anche solo affidarsi alla protezione del capitano Bradshaw che si è innamorato di lei. Quando la vicenda delle due donne comincia a incrociarsi, a coinvolgere l'ex marito e il figlio della psichiatra e la storia famigliare della detenuta, quando uno spiraglio di affetto e di solidarietà sembra aprirsi tra le mura del penitenziario, tutto improvvisamente precipita. Non c'è più nulla del passato che si possa tacere: nessuna crudeltà, nessuna sofferenza, nessuna orribile bugia. Il nuovo romanzo di Susanna Moore è una parabola oscura e coraggiosa; un coltello che scava nel profondo dei cuori e della vita delle sue protagoniste. E non c'è redenzione possibile né dal dolore né dalla violenza o dalla colpa: nonostante gli sforzi per incontrarsi e per capirsi, nonostante la fiducia e il desiderio di non lasciarsi sole, le donne si muovono in un mondo da cui pare bandita l'innocenza, in cui tutti sono vittime e tutti sono carnefici, di se stessi e degli altri. Un'immensa, sconfinata prigione.
Anonimo -