La voce narrante di questo romanzo è Anna, vent'anni appena, che vive in Finlandia e porta dentro di sé i segni drammatici della Storia che passa sugli uomini e sulle donne e li stritola, incurante. Anna è di padre finlandese e di madre estone. Katariina, questo il nome della madre, ha sposato, infatti, come tante sue conterranee, un finlandese soprattutto per sfuggire al regime sovietico, e Anna fin dall'infanzia si è vista obbligata a negare le proprie origini estoni, la parte di sé che sente più vera, soprattutto per il ricordo della nonna Sofia e delle vacanze trascorse con lei. E il male di vivere che la distrugge si traduce per Anna in una divorante anoressia...
La nostra recensione
Primo romanzo di Sofi Oksanen, Le vacche di Stalin parla di tre generazione di donne: Anna, la figlia, Kathariina, la madre e Sofia, la nonna. È una storia che racconta una saga famigliare e che dipinge la storia e i rapporti complessi che intercorrevano tra i paesi dell'Europa Occidentale e quelli dell'ex blocco sovietico. Si parla anche di immigrazione, di come ci si sente nell'essere cittadini di secondo livello, nell'essere considerati cittadini inferiori, nel paese in cui ci si ritrova a dover vivere. La storia è ambientata nell'Estonia sovietica, ma anche in Finlandia e si passa continuamente dal mondo occidentale al mondo sovietico, tanto che si può quindi dire che il romanzo oscilla sul bordo della cortina di ferro. Sofi Oksanen è considerata l'astro emergente della scrittura finlandese e il suo romanzo mescola storia e autobiografia.
Valeria Merlini
Anonimo -