Quando, nel 1908, comincia a scrivere il suo nuovo, e ultimo, romanzo Leila, pubblicato poi nel 1910, Fogazzaro era ormai distante dalle posizioni dei modernisti ma con il desiderio ancora vivo di trovare le radici della modernità, cercate ora attraverso i motivi più genuini della sua ispirazione artistica: non è più una voce in favore del modernismo quella del Fogazzaro, che ancora si leva con il romanzo `Leila', l'opera segna un ritorno dello scrittore vicentino sui motivi più genuini della sua ispirazione artistica, un ripiegamento sui sentimenti più semplici e vivi; rappresenta, sul piano religioso, un distacco dal modernismo con i suoi problemi e le sue polemiche. Leila è innanzitutto un atto di liberazione del Fogazzaro dal mondo di polemiche teologiche e di condanne ecclesiastiche, per ritrovare se stesso come artista. Creatura d'istinti e di passioni piuttosto che di ragionamento, Lelia è la donna-natura, la donna-istinto, linfa vitale, forma corporea che vuole essere amata per se stessa e non attraverso le idee e l'intelletto, personaggio che si caratterizza per una sorta di primitività psicologica e per quel sentimento primitivo e spontaneo dell'amore che dà rilievo soprattutto agli elementi istintivi. Nel romanzo, le vicende tra Leila e Massimo Alberti vanno di pari passo alle aspettative nitrite da Fogazzaro su come dovessero essere I tempi a venire: la svolta che porterà Leila, come Massimo Alberti, ad uscire dalla sua "torre d'orgoglio" per dare libero corso a quel desiderio di vita che si esprime anche fisicamente nella luminosità degli occhi ("la cameriera era sbalordita della nuova luce negli occhi della signorina"); la rinascita di Lelia diventa il punto di arrivo di un cammino che va "dalla cupa e sterile fedeltà (al fidanzato morto) al tentato suicidio e infine alla decisione di raggiungere Alberti in Valsolda", incontrandosi perciò con l'analoga rinascita di Massimo Alberti e diventando il preludio alla realizzazione di quella "unione idealmente umana, idealmente cristiana, idealmente bella", già auspicata da don Aurelio per i due protagonisti. E Fogazzaro affida a Leila e al suo percorso interior, quella che ritiene la via verso la modernità e che, senza rinnegare la tradizione né le idee di rinnovamento, ma prendendo le distanze dalla dimensione intellettuale del modernismo, esprime i segni della riconciliazione delle due dimensioni, ma anche dell'uomo con se stesso e con gli altri attraverso la forza dell'amore.
Anonimo -