«Caro Giobbe, da tempo pensavo di avviare con te una corrispondenza intima e familiare. Come tutti anchio ho bisogno, in certi momenti, di un interlocutore con cui non solo condividere le mie ansie e le mie speranze, ma forse ancor più di qualcuno con cui crescere... per comprendere il mistero della vita». Il compito di ogni uomo e donna sulla terra è quello di imparare a resistere alla grande tentazione di trasformare lintera esistenza in una fossa di macerazione nella rabbia e nel rammarico. Nessun dolore e nessuna sofferenza sono per se stesse un inferno, per quanto le pene e le angosce lo facciano talora sentire e pensare, ma il rammarico lo è, il suo «verme non muore». Il libro di Giobbe è un vero compagno di viaggio per quanti sono toccati e, talora, segnati a fuoco dal mistero del dolore. Egli ha dovuto e forse persino voluto affrontare lenigma del dolore sulla propria pelle. Sin dallalba dei tempi, la sua figura si fa per noi insostituibile compagnia dei giorni, più spesso delle notti, rischiarate dallunica luce del tenebroso dubbio in cui confluiscono tutte le nostre più sofferte domande. In questa rilettura epistolare del libro di Giobbe, Fratel MichaelDavide offre una meditazione che regala lucidità e serenità, per superare la rassegnazione e la rabbia che la sofferenza spesso porta con sé. Una delicata e profonda riflessione sullarte di vivere (e di morire) che prende le mosse da una constatazione tanto semplice quanto rassicurante: Giobbe è nostro amico e possiamo parlare a cuore aperto con lui.
Anonimo -