Lo Sguardo di Suma

Dopo l'ennesima lunga notte trascorsa nell'alternanza continua di sonno e veglia, durante la quale non aveva fatto altro che girarsi continuamente per cambiare posizione ogni volta che l'agognato riposo si interrompeva senza un'apparente motivazione, Luc percepì il chiarore dell'alba che filtrava negli interstizi delle tapparelle.
Quello era il segnale dell'arrivo di un nuovo giorno che avrebbe riproposto le vecchie abitudini all'insegna di una routine ormai più che consolidata. L'aria stagnante della stanza non gli permetteva di capire se ad opprimerlo fosse l'afa o la temperatura pungente del mattino; rannicchiato sotto le coperte gli pareva di non respirare, mentre il pigiama si incollava al suo corpo, ma quando si liberava delle coltri avvertiva chiaramente i brividi del freddo pervaderlo completamente, ed era costretto a coprirsi di nuovo. Sul soffitto, sopra la testa, era ancora ben visibile l'ora rossa proiettata dalla sveglia elettronica che aveva scandito ogni risveglio dalle undici della sera prima. La sua vita, fino ai trent'anni, si era svolta pacificamente, senza scossoni, all'insegna della regolarità, protetta da ogni imprevisto e da qualunque coinvolgimento: una casa di proprietà nella city, un lavoro soddisfacente, nessuna compagna pretenziosa e invadente, nessuna concessione al fuori programma. Forse troppo.
- Dio mio, questa è monotonia?- cominciava a chiedersi da qualche mese, e quel pensiero lo torturava sempre più frequentemente.
Anche adesso, sdraiato nel letto con lo sguardo rivolto alle cifre rosse, si chiese la stessa cosa: perché non era più certo di essere felice? Cosa era cambiato? In fondo, pensava, era ciò che aveva sempre voluto.
Le scelte operate in tutta coscienza erano state le sue e di nessun altro. Niente di estraneo lo aveva spinto a costruirsi quella realtà fatta di certezze e sicurezze, scevre da ogni possibile azzardo. O non era così?
Nei pochi minuti a sua disposizione, frutto della decisione di puntare la sveglia in anticipo rispetto al momento di alzarsi, veniva travolto da dubbi che, già da soli, disturbavano il suo desiderio di tranquillità. Forse anche questo nuovo stato di cose contribuiva a rendergli il sonno agitato e discontinuo. Immancabilmente si risolse a credere che la responsabilità di tutto fosse dovuta a un po' di stress lavorativo, accompagnato dalla irregolarità dei pasti quotidiani; da circa un mese l'andamento critico delle borse mondiali lo aveva costretto a intensificare i ritmi lavorativi, impedendogli di consumare pasti regolari alle ore prestabilite. Inoltre le incombenze connesse al suo ruolo di agente finanziario avevano finito per togliergli il sonno. Doveva essere così.

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