Questo libro vuole essere un atto d'amore verso uno degli ultimi giocatori simbolo del calcio italiano; un ritratto costruito con le testimonianze e i racconti esclusivi di chi Del Piero lo conosce bene: allenatori della Juventus e commissari tecnici della Nazionale, da Marcello Lippi a Fabio Capello; compagni di squadra come Ferrara e Di Livio; fino all'amico don Luigi Ciotti, il sacerdote di Torino che ne ha celebrato in gran segreto il matrimonio. Una lunga biografia che lo stesso Del Piero, attraverso un'intervista, ripercorre in prima persona nei suoi passaggi fondamentali. Talento raffinatissimo e discusso, Del Piero fa parte della pattuglia, sempre più sparuta, di quelli che continuano a credere nel valore simbolico della maglia che indossano. Nel calcio senz'anima dei nostri tempi, quella bianconera della Juventus, carica di storia e di scudetti, non l'ha mai voluta tradire. Raccontare la storia di Del Piero, significa fare un viaggio nel tempo, da quando il calcio era una ricchezza della provincia, nel suo caso San Vendemiano, a pochi chilometri da Treviso, tra Veneto e Friuli, una zona d'Italia che da sempre è fucina di campioni del pallone.
Che cosa è rimasto del ragazzino di allora? Qual è il segreto della sobrietà di uno stile sempre rispettato, in campo e fuori? Quanto ha influito l'educazione ricevuta dai genitori, nella semplicità della vita familiare? A 20 anni, dopo due stagioni al Padova, il grande balzo verso Torino, la capitale del calcio. È il 1993. Lo vuole a tutti i costi Giampiero Boniperti che lo vede giocare e non ha dubbi: quel ragazzo diventerà un fenomeno. Una scommessa vinta che si rinnova anno dopo anno, in un crescendo di scudetti e di gol, passando per una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Ma è anche una storia fatta di polemiche, di finali perse, di campionati del mondo ed europei mai coronati dal successo e di infortuni gravi, uno soprattutto, quello del 1998 a Udine, che lo blocca per nove mesi. Quell'incidente è una specie di doloroso spartiacque, un nuovo inizio, faticoso, carico di incertezze, poi sempre più facile verso la vetta di miglior cannoniere nella storia della Juventus, un record che - per un bizzarro gioco del destino - sottrae proprio a Boniperti, l'uomo che lo aveva chiamato a vestire quella maglia bianconera. Un numero 10 al quale l'avvocato Agnelli diede un giorno il soprannome di 'Godot', dal titolo di una celebre opera di Samuel Beckett. Un soprannome che, insieme a quello di Pinturicchio, gli è rimasto addosso, segno dell'affettuosa e ironica attenzione del primo tifoso juventino.
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