1939. Alla fine della Guerra civile, con la presa del potere da parte di Franco, migliaia di spagnoli sono costretti a fuggire. Tra loro, il giovane medico Victor Dalmau e un'amica di famiglia, la pianista Roser Bruguera, lasciano Barcellona, attraversano i Pirenei e si rifugiano nei campi profughi di Bordeaux, in attesa. Finché Pablo Neruda non riesce a noleggiare il piroscafo Winnipeg, con l'obiettivo di portare più di duemila rifugiati politici spagnoli in Cile - il "lungo petalo di mare e neve", nelle parole dello stesso poeta -, verso quella pace che non è stata concessa loro in patria. Fingendosi sposati, Roser e Victor riescono a imbarcarsi e a raggiungere il Sud America, dove hanno la fortuna di essere accolti con generosa benevolenza e riescono presto a integrarsi, a riprendere in mano le proprie vite e a sentirsi parte del destino di quel nuovo paese. Finché, nel 1973, il golpe militare non farà cadere il presidente Salvador Allende. E allora, ancora una volta, Roser e Victor saranno costretti all'esilio, in Venezuela. Tuttavia, come scrive l'autrice, "se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono".
Isabel Allende nasce a Lima il 2 agosto del 1942 e a soli tre anni dalla sua nascita il padre, il diplomatico cileno Tomás Allende, divorzia e lascia la famiglia. A questo punto la madre decide di tornare in Cile con i tre figli e di trasferirsi dal padre a Santiago.
Grazie alla presenza del cugino del padre, Salvador Allende, futuro presidente del Cile (assassinato durante il colpo di Stato del 1973) ai tre fratelli verrà garantita la possibilità di studiare e di non avere problemi economici. Sarà proprio la casa del
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