C'è un paese remoto, circondato da un bosco e arroccato sul fianco di una montagna sacra. Gli abitanti vivono un'esistenza letargica ed emarginata, un non-tempo scandito dal moto crudele e indifferente della natura. Bosco e montagna come madre, abitanti e paese come orfani ripudiati. I racconti di "Madreselva" affrontano una realtà grezza, mistica, cavernosa. I personaggi sono pastori, itineranti, uomini di fede, di superstizione. Un'alternanza di figure ctonie e miserabili che agiscono in un sottobosco legato a culti agresti e primordiali: il rito della transumanza, la venerazione delle radici, degli alberi cavi, delle croste di muschio, del grasso viscerale. Dopo "Il libro nero della fame", Gerardo Spirito torna a raccontare un Sud Italia antico e popolare con una scrittura che ricorda il canto orale, in una dimensione mistica e selvatica.
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