L'anonimo dipendente di un supermercato racconta, in un incalzante monologo, le sue giornate, assorbite dal lavoro al punto da averlo reso tutt'uno con il labirinto di scaffali, telecamere, odori, cibi in via di scadenza, con la preoccupazione, se non ossessione, verso ogni minimo imprevisto. Poi il monologo diventa vocecorale e proietta il lettore nella vita di un gruppo di lavoratori, uniti dalla stessa casa e dalla capacità di fare squadra. Isabel, Sonia, Gloria, Enrique e gli altri sono infatti gli ultimi superstiti dei licenziamenti di massa, vittime di contratti senza diritti, prigionieri di un travolgente meccanismo di orrore e sopravvivenza dove la violenza erompe fino al degrado e i rapporti umani sono sottoposti a forti tensioni. Manodopera offre una cruda, eppure profondamente realistica, lettura degli effetti del mercato libero in Cile. Con scrittura barocca, ossessiva, simbolica, Diamela Eltit conferma in quest'opera il suo status di classico contemporaneo accostata dalla critica a scrittrici del calibro di Isabelle Allende e Marcela Serrano mettendo il lettore faccia a faccia con gli aspetti più estremi dell'umanità.
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