La prima parte di "Migrazioni" - epos possente in cui si mescolano i destini di alcuni singoli e quelli di un intero popolo, i serbi - si chiudeva con il ritorno del nobile Vuk Isakovic dalla guerra, all'inizio dell'estate 1745. Siamo ora nell'anno 1752: il governo di Maria Teresa ha deciso la smobilitazione delle truppe serbe, che hanno lealmente combattuto al fianco degli eserciti austriaci, e quel sogno - raggiungere una nuova patria, una terra slava e ortodossa, la Russia - viene raccolto dal nipote adottivo di Vuk, Pavle Isakovic. Sarà lui a guidare il suo popolo attraverso le steppe, i fiume, le foreste e i laghi dell'Est. Ma solo per scoprire che nulla è come doveva essere, e che la terra promessa non esiste. "Migrazioni" cattura con il suo ritmo cupo, ampio, ossedente, confermandosi una delle prove più alte del romanzo moderno.
Anonimo -