Madri e vergini, matrone poderose nel bene e ragazze rovinate dalla prostituzione; reprobe, senza remore, diramate nell'insensato amore. Di sopraffina intelligenza o analfabete, esagitate visionarie o fredde scienziate del cuore, capaci nell'organizzare in erbario angeliche scolte; dissennate, discinte, alla periferia dell'uomo o perfette cortigiane. Le "mistiche" non si fanno imbragare in regole, spiazzano per eccessi che alternano l'urlo alla notte del sé, il tutto al puro nulla. Spaventano. A impilarle tutte Angela da Foligno, Caterina Fieschi, Maria Maddalena de' Pazzi, Veronica Giuliani compongono un contro-canone delle nostre lettere, alternativo ai consueti colonnati scolastici. Queste donne, in effetti Baccanti e sirene, Madonne spesso prese per streghe non fanno letteratura: portano il linguaggio a quota ultima, a nitore di briciola e di stigma. Cibarsene vuol dire annientarsi, allentare il morso nel moribondo, starsene insonni, tra miracolo e miraggio. I testi sono annotati da Alessandro Deho' e da Davide Brullo.
Anonimo -