Per il fascismo il mito era la realtà se non più reale della realtà stessa. Le concezioni fasciste di «capo», «nazione», «potere» e «violenza» erano pervase da un immaginario mitico e da fantasie di trascendere la storia. Così lidea di un passato mitico avrebbe ispirato la necessità di un eroico rovesciamento del presente, ritenuto corrotto, alla volta di un futuro redento grazie alla forza. Qual è la particolarità delle mitologie fasciste e in che modo questa prospettiva aiuta a spiegare linfluenza e i pericoli del fascismo, ieri come oggi? Attingendo a una sorprendente combinazione di pensatori Jorge Luis Borges, Sigmund Freud e Carl Schmitt , Federico Finchelstein svela come il fascismo sia stato una fucina di nuove mitologie politiche. Dimostra, per esempio, come lopera letteraria e critica di Borges e gli scritti psicoanalitici di Freud abbiano enfatizzato il ruolo del mito e dellinconscio nella politica fascista. Finchelstein prende in esame sia le idee di Freud e Borges sull«Io», la «violenza» e il «sacro», sia la relazione tra vittime delle violenze fasciste e mitologie che idealizzano i violenti. Si avvale di Freud e di Borges per analizzare il lavoro di diversi intellettuali fascisti, dallAmerica Latina allEuropa, con particolare attenzione alla teologia politica di Schmitt. Nel contrastare il loro approccio allirrazionalismo, lautore sonda i limiti della dicotomia tra mito e ragione, e mostra il ruolo che questa contrapposizione svolge per comprendere lideologia fascista. In un momento in cui leredità del fascismo getta nuove ombre sul presente a livello mondiale, Finchelstein fornisce unanalisi storica e critica attuale svelando i pericoli delle mitologie nelle politiche moderne.
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