Da tempo, al nome di Omar Di Monopoli ne sono stati accostati alcuni altri di un certo peso: da Sam Peckinpah a Quentin Tarantino, da William Faulkner a Flannery O'Connor. Per le sue storie sono state create inedite categorie critiche: si è parlato di western pugliese, di verismo immaginifico, di neorealismo in versione splatter. Nonché, com'è ovvio, di noir mediterraneo. Questo nuovo romanzo conferma pienamente il talento dello scrittore salentino - e va oltre. Qui infatti, per raccontare una vicenda gremita di eventi e personaggi (un vecchio pescatore riciclatosi in profeta, santone e taumaturgo dopo una visione apocalittica, un malavitoso in cerca di vendetta, due ragazzini, i suoi figli, che odiano il padre perché convinti che sia stato lui a uccidere la madre, una badessa rapace votata soprattutto ad affari loschi, alcuni boss dediti al traffico di stupefacenti e di rifiuti tossici, due donne segnate da un destino tragico, e sullo sfondo un coro di paesani, di scagnozzi, di monache), Omar Di Monopoli ricorre a una lingua ancora più efficace, più densa e sinuosa che nei romanzi precedenti, riuscendo a congegnare sequenze forti, grottesche e truculente in un magistrale impasto di dialetto e italiano letterario - sino a farla diventare, questa lingua, la vera protagonista del libro.
La recensione del libraio
Prendi uno spaghetti-western e levagli pistole ,cavalli Morricone e lo sguardo truce di Clint Eastwood. Rimane l'epica misera, senza mai diventare miserabile, di una famiglia dell'entroterra pugliese.Tra loschi affari,bassa criminalita' politica corrotta e una madre superiora cosi spietata che farebbe impallidire Frank Underwood. Non esistono figure immacolate.Ma sembra esserci del buono persino nei personaggi più compromessi dal destino.Un paesaggio salentino lontano anni luce dalla movida estiva.E soprattutto una scrittura ricca,ricercata ma che sa regalare sprazzi vividissimi di cinema d'autore.
Anonimo -