La piccola locanda della signora Megumi, uno shokudo in una via nascosta di Tokyo, si è conquistata la fiducia di un folto gruppo di clienti, che non rinuncerebbero mai all'accoglienza della proprietaria e alla sua offerta di piatti prelibati. In questo luogo raccolto, invaso dai profumi di una cucina varia e sempre ben servita, si ritrovano, a qualsiasi ora del giorno, persone che, nell'ordinare uno sgombro marinato o il bulbo di giglio saltato con burro all'aglio, sono pronte a raccontare di sé e della propria vita. Megumi, d'altra parte, ha un buon intuito e decifra velocemente stati d'animo e natura di chi le si siede davanti. Le conversazioni prendono subito un tono intimo e gli avventori confidano le loro fatiche sentimentali: i tentativi con le app di incontri, la ricerca continua di qualcuno con cui placare le proprie inquietudini. Ma è davvero necessario sposarsi oggi? si chiede Megumi. La disponibilità all'ascolto la rende un personaggio magnetico anche per quell'uomo che si ritrova tutore di un bambino e che non sa se riuscirà a diventare un buon genitore. La nostra protagonista osserva, consiglia, e intanto sciorina le migliori ricette della stagione; febbraio, ad esempio, è un ottimo mese, perché le verdure e i frutti di mare sono abbondanti e già si può sperimentare qualche primizia primaverile. Entriamo così in un ambiente minuto, ricco di dettagli, in cui leggerezza e grazia sono il filo che delicatamente lega i dialoghi, la descrizione delle emozioni. E ci arriva un'aria nuova, un punto di vista dell'altra parte del mondo, per questo capace di porci domande diverse.
Anonimo -