La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. «Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni». Dopo "Il treno dei bambini", Viola Ardone torna con un'intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un'epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare. Un rapporto fra padre e figlia osservato con una delicatezza e una profondità che commuovono.
Viola Ardone nasce a Napoli nel 1974, ma subito dopo si trasferisce in Sardegna con la famiglia, a Nuoro per la precisione, dove i genitori svolgono la professione di insegnanti di scuola.
Del periodo sardo Ardone ricorda i dettagli più popolari, quelli che rendono l'isola un posto magico fatto di credenze e magia, che così descrive: «ho ancora addosso una sensazione magica, primitiva di quei momenti, come se fossi un altro tempo, tutt'altra epoca se vista da oggi. Ero piccolissima, caddi. Mi uscì l'osso dall'incavo
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