Uno dei più originali e innovativi antropologi contemporanei traccia un triplice bilancio: sui luoghi della sua ricerca, sulla sua disciplina, su se stesso. E' la rivisitazione dell'avventura di quarant'anni, durante i quali tutti i protagonisti della storia sono cambiati. Questo saggio raffinato diventa così l'occasione per riflettere sul destino e i compiti dell'antropologia in un'epoca in cui il suo oggetto - la cultura dei nativi - sembra scomparire ed amalgamarsi sotto la spinta della modernizzazione. Pare e Sefrou sono le due città di cultura islamica, l'una situata in Indonesia, nell'isola di Giava, l'altra in Marocco, ai piedi dei monti dell'Atlante, dove Geertz è tornato ripetutamente, dagli inizi degli anni '50, ancora 'graduate student' dell'Università di Harvard, alla fine degli anni '80, ormai affermato professore dell'Università di Princeton. Due realtà diversissime che, nell'arco di tempo considerato, sono state segnate dalla lotta per l'indipendenza politica e da profonde, quando non devastanti, trasformazioni nel tessuto sociale, economico e culturale. Come interpretare gli esiti della modernizzazione? Di quali strumenti, metodologici e narrativi, dispone l'antropologo per cogliere il significato nascosto degli eventi? Che cosa produce l'interazione fra l'antropologo e l'oggetto della sua ricerca? Questi gli interrogativi fondamentali ai quali l'autore cerca di dare una risposta nel solco della sua antropologia interpretativa.
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