Opus mortis. La reminiscenza

Sono in attesa delle sue attenzioni, del suo modo di farmi sentire unica e desiderata. Lo seguirei ovunque e anche qui, al centro di questo santuario, mi trovo anche al centro del suo mondo. Il silenzio del santuario viene spezzato solo dal sussurro dei nostri respiri affannati, mentre mi sento avvolta dal suo abbraccio, un gesto che promette tanto e chiede altrettanto in cambio. «La tua bellezza non ha eguali in questo mondo» mi sussurra, prima di baciarmi con passione, lasciandomi trasportare fin dove vuole lui. Avverto stringere forte il mio seno e l'onda dell'eccitazione diffondersi fino alle parti più intime del mio corpo, in attesa di essere toccate. Vorrei tanto implorarlo di continuare, di proseguire lungo quel sentiero di piacere, ma la forza mi manca. Il mio corpo sembra agire indipendentemente da me, come se avesse assunto una volontà propria. Risponde solo a lui, come se avesse preso una decisione che condivido appieno. È una di quelle rare volte in cui sono in totale accordo con qualcuno. Mi tiene il viso con fermezza, una mano posata sopra di esso come quella di un conduttore di orchestra che tiene in pugno il destino di ogni nota. E poi, l'orrore...

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