Storie, teologie, ovunque: queste tre parole chiave sono cruciali per comprendere lo spirito col quale è stato concepito il saggio di Ada Prisco, filosofa e teologa.
Non è casuale che i primi due termini siano al plurale, poiché lautrice si serve di un approccio interculturale per analizzare alcune tra le tematiche più importanti della speculazione filosofica dellantichità, individuando punti di contatto e differenze tra le civiltà occidentali e orientali.
Lo scopo è quello di evitare di focalizzarsi su una prospettiva eurocentrica, e di adottare uno sguardo che lautrice definisce, in modo significativo, sinottico.
Non solo, dunque, la Grecia antica come punto di riferimento, ma anche loriente, vicino e lontano, come per esempio lIndia, la Cina, il mondo arabo. Il criterio con il quale sono organizzati gli argomenti, in questo saggio, non è quindi nozionistico né legato a una rigida sequenza cronologica.
Parmenide, Eraclito, Socrate dialogano idealmente con le Upanishad, il Daodejing, Dogen, così come si pone laccento sul grande lavoro di traduzione e divulgazione del pensiero greco, e in particolare quello aristotelico, messo in atto dagli studiosi arabi.
Sono presi in esame alcuni punti cardinali del pensiero filosofico, quali lidea del principio, nel senso di arché, lessere e il non-essere, il concetto di vuoto, mettendo a confronto le diverse sfumature concettuali tra un pensatore e laltro, ma anche evidenziando convergenze, influenze più o meno documentate.
Lautrice dimostra come sia importante esercitarsi mentalmente a scoprire collegamenti e similarità tra mondi apparentemente lontani, prediligendo una visione pluralista e dinamica del sapere filosofico-teologico, anziché pretendere di comprimerlo entro confini storico-culturali angusti.
Anonimo -