Il conte Ugolino della Gherardesca, che Dante descrive nel XXXIII canto dell'Inferno mentre fa "fiero pasto" del cranio del suo nemico, l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, quando venne condannato a morire di fame con figli e nipoti nella Torre della Muda di Pisa compì per davvero l'atto esecrando di cibarsi della carne dei suoi congiunti? Venne obbligato e fu quindi meno responsabile? Oppure, come sostiene Jorge Luis Borges, il Sommo Poeta ha voluto soltanto che lo sospettassimo? In forma saggistico-narrativa, il libro ricostruisce la vita del conte tra Toscana e Sardegna e risolve il mistero sul sospetto di cannibalismo, basandosi su fonti storiche e analisi scientifiche.
Anonimo -