Alla fine degli anni Settanta Alda Merini torna a scrivere dopo la drammatica esperienza manicomiale. Iniziano per lei gli anni migliori: anni fecondi di pubblicazioni, premi e riconoscimenti. La poetessa ha successo ma non cambia vita: continua a vivere come una clochard'in una casa dove i muri fanno da rubrica e il pavimento da posacenere. Queste due piccole raccolte - "Poesie" del 1981 e "Le satire" del 1986 - furono predisposte per la pubblicazione dalla stessa Merini ma non furono pubblicate. Una parte di "Poesie" sarebbe poi confluita in successive raccolte come "La Terra Santa" e "Vuoto d'amore"; "Le satire" (da non confondere con un altro libro della Merini: "Le satire della Ripa") sarebbero rimaste inedite. Entrambe le raccolte sono conservate nel Fondo manoscritti dell'Università di Pavia. In queste due sillogi d'autore la Merini descrive quel circolo umano, dei Navigli, di cui era la regina: osti, barboni, ubriachi ma anche artisti e poeti. La gente tra cui ha vissuto per scrivere poesie, tra l'orrore e la filastrocca, con cui ha goduto quella vita che, come ha detto la poetessa, è stata bella perché pagata cara.
Anonimo -