Nell'Occidente edonistico la sofferenza è diventata oggetto di culto. Quell'umanità che prima aspirava al progresso e alla modernità è ora sostituita da un'umanità vittimizzata, per cui la libertà coincide con il diritto di lamentarsi. Tutti, anche i privilegiati, fanno a gara nell'esibire le proprie disgrazie per innalzarsi al di sopra degli altri, col rischio di creare una nuova aristocrazia di paria a discapito dei veri emarginati. Ma cosa accade quando il desiderio di essere riconosciuti come vittime diventa l'unica spinta della società contemporanea? In questo saggio puntuale e attualissimo, Pascal Bruckner affronta una delle questioni centrali del nostro tempo: la genealogia e il trionfo dell'ideologia vittimistica. In un mondo globalizzato che ci pone sfide sempre più complesse dal cambiamento climatico alla guerra, alla violenza, al terrorismo questa egemonia del vittimismo, che porta poi al risentimento e alla vendetta, non può che rivelarsi perdente. Per non crescere le nuove generazioni in una società della paura e della rassegnazione, sostiene Bruckner, è necessario quindi abbandonare questa propensione all'infelicità e alla fragilità. «Gli uomini e le donne devono imparare a opporsi alla seduzione del panico. Sta tutto qui l'eroismo di essere semplicemente umani.» Piangeremo impotenti sulla durezza dei tempi o troveremo il coraggio di resistere ai colpi del destino?
Anonimo -