Esistono infinite definizioni dello Yoga. Patañjali così lo da descritto negli Yogastra: Yoga chitta vtti nirodha. Così tradotto da r Svm Sivananda: Yoga è il controllo delle modificazioni della mente.
Il metodo dello Yoga, parte integrante del Santana Dharm2 , è strutturato in otto aga (componenti, parti, membra, ausili, aiuti), compenetrati tra loro: Yama , Niyama , sana , Pryma , Pratyhra , Dhra , Dhyna , Samdhi.
Dove sana è solo una delle componenti, che si appoggia sulle fondamenta di Yama e Niyama, per essere poi a sua volta il punto di evoluzione verso i gradini superiori, da affrontare con metodo e progressione. Pryma e Pratyhra. Fino a quando non si è realizzata una profonda purificazione fisica e mentale, questi due aga sono gli obiettivi massimi cui è legittimo aspirare. Qualsiasi pratica di Yoga, è organica e armonica, se rispetta i principi del metodo ereditato dalla Tradizione. Tradizione che va conservata e trasmessa nella sua integrità. La trasmissione può avvenire solo nella misura in cui è stata recepita, sperimentata, vissuta.
La sequenza che presentiamo in questo documento, ispirata a tali principi, è frutto di anni di applicazione diretta, sia personale sia con gruppi diversi per tipologia e situazioni. E' una pratica di base, nella quale i livelli fisico, mentale ed energetico non hanno un limite superiore, dipenderanno dal processo evolutivo di coloro che la faranno propria.
Avendo sempre presente che lo Yoga è Uno, ma il metodo deve essere adattato alla singola specifica persona, alle sue peculiarità di tempo, luogo e situazione.
Anonimo -