Siamo allimpasse: lEuropa poggia su solidi principi e buone intenzioni, ma la sua realizzazione è in una situazione di completo stallo, un (auto)sabotaggio che ne mina dallinterno lo sviluppo. I sintomi del malessere, descritti nel saggio e accompagnati da numerose interviste e testimonianze dirette, sono evidenti.
Alcuni esempi? La comunicazione ufficiale dellUnione sullimmigrazione trasmette messaggi rassicuranti e predica la tutela dei diritti fondamentali, ma i fatti mostrano politiche disumanizzanti e lesive di quegli stessi diritti. La tutela dello Stato di diritto non è da meno: solenni dichiarazioni di principio, ma sostanziale abbandono delle donne polacche e del loro diritto allautodeterminazione. E ancora il welfare, fiore allocchiello dellEuropa, non riesce ad assolvere al proprio ruolo, a causa dei vincoli imposti dai trattati e dalla gestione delle crisi economiche e finanziarie.
Se si vuole salvare il processo di integrazione europea bisogna cambiare passo e promuovere un europeismo critico, che superi la dicotomia fuorviante europeisti/sovranisti. Occorre entrare nel merito dei problemi specifici, ascoltare e valorizzare il lavoro dei movimenti sociali. E dare vita a un dibattito pubblico sulla tutela effettiva dei diritti delle persone e sulla partecipazione dei cittadini alla crescita di unEuropa davvero di tutte e di tutti.
Anonimo -