Un lungo catalogo di malintesi, scontri e arretratezze segnano la vita politica italiana sulle questioni cruciali che investono le scelte personali di vita: il rapporto dell'individuo con la nascita e la morte, la bioetica, le coppie dì fatto. I credenti sono sempre sospettati della loro laicità e i non credenti della loro eticità. E più in generale, nel campo progressista i laici si arroccano, restano in trincea temendo ogni sconfinamento della religione. In quello conservatore, la destra ostenta i valori cristiani e arruola Dio nelle proprie file. Ogni volta che si deve legiferare su temi eticamente sensibili e diritti individuali scatta la caccia ai "Voti del ciclo", cioè la ricerca del consenso e del credito di Oltretevere, e si scatena un cortocircuito tra fede e politica. Ma è davvero inevitabile? In queste pagine Rosy Bindi afferma un'idea della laicità come ascolto, dialogo con gli altri, ricerca comune: un valore non negoziabile a cui educare credenti e non credenti per lavorare insieme a superare reciproche scomuniche. Rilancia l'attualità del cattolicesimo democratico.
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