Il 12 settembre 1943, Mussolini, tenuto prigioniero in un hotel al Gran Sasso, fu liberato grazie a un'incursione dei paracadutisti tedeschi. La storia la celebrò come un'operazione leggendaria, sia per la grande abilità dei servizi segreti tedeschi sia per la perfezione dell'impresa militare. In realtà era già tutto pianificato: dall'accordo tra i tedeschi e il governo Badoglio, alla tacita consegna di Mussolini senza alcuno spargimento di sangue. Ma quali segreti? Quali spie? Quali infiltrati? Lo sapevano tutti che il Duce era detenuto a Campo Imperatore; persino i bambini. Addirittura fu redatta una carta di spettanza alimentare intestata a Benito Mussolini. E poi, mai un piano d'azione così importante fu lasciato al caso e all'improvvisazione. Anche all'ultimo minuto si manifestarono grandi incognite e i protagonisti trattennero il fiato quando Mussolini fu portato via in un aereo che era adatto a trasportare solo un passeggero oltre al pilota tedesco Gerlach. Il capitano Skorzeny volle invece salire per forza sul piccolo velivolo nonostante la sua enorme stazza e il suo peso eccessivo e questo, avrebbe potuto impedire con molta probabilità il decollo dell'aereo. I tre si sarebbero schiantati sulle rocce se non ci fosse stato l'ampio canalone sotto lo spiazzo di Campo Imperatore, che miracolosamente consentì al pilota di raggiungere la velocità necessaria per prendere quota.
Anonimo -