Testo russo a fronte. Le novelle raccolte sotto il titolo tradizionale "Racconti di Pietroburgo" furono in realtà pubblicate in epoche diverse: "La Prospettiva Nevskij", "Il diario di un pazzo", la prima versione de "Il ritratto" nella raccolta "Arabeschi" (1835), "Il naso" nella rivista "Il Contemporaneo". Per lungo tempo Gogol' è stato considerato uno scrittore realista, dai prevalenti interessi sociali: il critico russo Belinskij, nel 1935, lo definì "poeta della vita reale", e questo equivoco fu rafforzato dalla pubblicazione de "Il cappotto", che in superficie sembra obbedire a un'ispirazione umanitaristica, e anzi ha dato origine a tutto un filone letterario ("Povera gente" di Dostoevskij ne è l'esempio più cospicuo). I contemporanei non riuscivano a vedere quel che a noi appare chiaro, e cioè che Gogol', dietro il chiacchiericcio dei suoi personaggi, perfettamente mimato e imitato dalla realtà, dietro l'apparente concretezza dei particolari, è un creatore di lividi, ossessivi fantasmi, di surreali manichini annaspanti nel vuoto: quel vuoto che alla fine avrebbe afferrato e travolto anche lui, il "poeta della vita reale", spingendolo a bruciare il manoscritto della seconda parte delle "Anime morte".
Anonimo -