La realtà? Il sogno di un filosofo impazzito. Parola di Ambrose Bierce, maestro di "srealtà". Cinico, spietato, giramondo, ribelle, dotato di un raffinato humor nero e una sottile vena introspettiva, Ambrose Bierce è uno dei giganti della letteratura americana a cavallo tra Otto e Novecento. Nei suoi Racconti fantastici di guerra, mirabili come gli ingranaggi di un orologio di precisione, attraverso una lingua tesa e tagliente, anaffettiva fino allo sconcerto (non per niente nel suo celebre Dizionario del diavolo egli definiva il sentimento quale "il fratello malaticcio del pensiero"), egli rielabora in chiave demistificante e talora fantastica esperienze dirette e indirette ricavate dal suo mestiere di cronista e di combattente durante la guerra civile americana. Tra tutti, spiccano Uno dei dispersi, Avvenne alla gola di Coulter, Il colpo di grazia, I fatti accaduti presso il ponte di Owl Creek, Parker Adderson, filosofo, Un cavaliere in cielo, Caduto a Resaca e Chickamauga (forse il suo capolavoro), gioielli che da soli gli valgono un posto tra i grandi protagonisti dell'immaginario "nero" d'Oltreoceano, al pari dei più celebrati Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft.
Anonimo -