Un personaggio davvero singolare Giovanni Della Casa, nel complesso panorama della società italiana tardo-rinascimentale. Fine letterato, poeta, scrittore, nunzio apostolico e arcivescovo di Santa Romana Chiesa, ma irriducibile amante della vita mondana e tutt'altro che indifferente al fascino del gentil sesso; spietato inquisitore di eresie e bieco censore di libri "proibiti", ma al contempo cultore del Platonismo, della mitologia classica e - secondo alcune fonti - addirittura segretamente iniziato al segretissimo e potentissimo Ordine Pitagorico (nemico giurato della Cattedra di Pietro e colonna portante dello spirito di rinascenza "pagana" che caratterizzò il XV° e il XVI° secolo). Le liriche di Giovanni Della Casa misero in evidenza tutta la sua erudizione, squisitamente classica, e il suo attivismo di ricercatore e curatore dello stile e di un linguaggio originale e articolato. Edite postume alla morte dell'autore nel 1558 dal fidato segretario Erasmo Gemini, le sue Rime, che oggi riproponiamo all'interesse dei nostri lettori, ebbero largo successo tra i letterati del tempo.
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