Persino nel suo modo di guerreggiare si scorge chiaramente il generale improvvisato; nelle imprese di Napoleone contro l'Egitto e contro l'Inghilterra non si riconosce più senza dubbio il tenente d'artiglieria divenuto generale quanto nelle eguali imprese di Cesare il demagogo trasformato in generale.
Un ufficiale educato alla scuola militare avrebbe difficilmente trascurato, per riguardi politici di natura non assolutamente imperiosa, le più gravi difficoltà militari, come fece spesso Cesare, e nel modo più sorprendente in occasione del suo sbarco nell'Epiro. È perciò che alcune sue azioni sono militarmente biasimevoli; ma il generale perde soltanto ciò che l'uomo di stato guadagna.
Il compito dell'uomo di stato è di natura universale, come universale è il genio di Cesare.
Quando egli dava mano alle cose più svariate e più disparate, tutte senza eccezioni miravano al grande scopo, cui serviva con fede illimitata e coerenza; e nella sua vasta attività egli non accordava mai privilegi ad una delle sue molteplici azioni a scapito dell'altra.
Benchè maestro dell'arte della guerra, per ragioni di stato egli fece tutto il possibile pur di evitare la guerra civile, e quando questa, ciò malgrado, divampò, procurò almeno - per quanto era possibile - di non raccogliere allori macchiati di sangue.
Anonimo -