Etty Hillesum (1914-1943) fu uccisa ventinovenne ad Auschwitz. «Ragazza che non sapeva inginocchiarsi», intraprese una ricerca interiore che la radicò in quel puro essere in cui percepì la presenza divina e accolse le vittime dello sterminio. «La mia vita è un ininterrotto “ascoltare dentro” me stessa, gli altri, Dio». Di fronte a un «inferno assoluto», sostiene che se Dio «non sarà più in grado di aiutare noi, saremo noi a dover aiutare Dio», conservandone le tracce nel cuore umano. Erede di un grande patrimonio spirituale, attinto alla tradizione ebraico-cristiana, rivelò un acuto senso degli eventi storici e seppe proiettare la propria vicenda sull’affascinante scenario del creato: «Dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora sì che la vita diventa infinitamente ricca anche nei suoi più profondi dolori».
Anonimo -