Bisogna immaginarselo, Vincenzo Malinconico che va dallo psicoterapeuta e non è capace di fare il paziente. Bisogna immaginarselo fuori dallo studio, per strada, o a casa, mentre vive la sua vita e si fa le domande più eccentriche e peregrine, e trova le risposte più folli e più logiche. Tagliarsi la lingua leccando una busta è o meno un infortunio che la racconta più lunga di quel che sembra? Ci siamo interrogati abbastanza sulla portata avanguardistica di Raffaella Carrà? Perché guardare una palma mozzata sul lungomare può falsificare in un attimo il bilancio di un'esistenza intera? È una gioia stargli dietro, seguire la sua testa tortuosa e cristallina mentre formula teoremi, aforismi e vanvere, variazioni
sul tema dell'amore, dell'emotività e dei sentimenti; improvvisi interrogativi su parole che a un tratto
perdono di senso; recensioni estemporanee di vecchie canzoni, di strani film, di eventi e persone; appunti sulla vita che assomigliano agli spilli di un entomologo instancabile. Nei suoi tentativi di analisi fai-da-te
per ricomporre il senso di una storia finita, Vincenzo nasconde se stesso e il suo problema, per dirci molto di più. Un romanzo vorticoso, fatto di pezzi brevi, comici, filosofici, sempre folgoranti, dove la scrittura si palesa al lettore in una delle sue versioni più artigianali: quella di strumento per capire come la pensiamo sulle cose.
La nostra recensione
Logorroico, reticente, provocatore e bugiardo: Vincenzo Malinconico è il peggiore paziente che uno psicoterapeuta possa desiderare. Non fosse altro perché Malinconico, appunto, di essere paziente proprio non è capace. E allora si nasconde dietro ad aforismi, teoremi e variazioni a vanvera sul tema dell'amore, fantasticherie spiazzanti che dipingono il suo punto di vista caustico e impietoso sul mondo. Pensieri in ordine sparso capaci di prendere vita da qualunque spunto, che si tratti della nostalgia per la Girella o della musica leggera anni Settanta. Una sorta di analisi fai da te, che cattura e fa sorridere, mentre si corre dietro ai pensieri di Malinconico e alla sue domande peregrine sulla vita cercando di raccogliere gli indizi per capire quale sia il suo vero problema. Perché Vincenzo Malinconico sta male e non vuole ammetterlo nemmeno con se stesso, cerca di nasconderlo a tutti, perfino al suo psicologo. Dopo Non avevo capito niente e Mia suocera beve, Diego de Silva, ci regala il terzo episodio narrativo con protagonista l'avvocato napoletano Vincenzo Malinconico, componendo un romanzo frenetico costituito da brevi frammenti, acuti e brillanti che rapiscono il lettore per condurlo all'interno della sua disarmante e bizzarra versione del mondo. Athena Barbera
Anonimo -