Narra di Salvatore, la cui vita si presenta difficile fin dall'infanzia. Non ha un padre, ma nella sua ingenuità, non si chiede il perché. Un giorno però un compagno di giochi gli grida parole offensive sulla sua nascita e sulla madre, la quale, a sera, dietro sua insistente richiesta, racconta che a quindici anni è stata violentata: «... Tu sei figlio di quell'uomo.» "No, no. E poi no!" aveva urlato dentro di sé, lui. Desiderava fuggire, andare lontano. Salvatore, come tanti giovani del Sud, prende la via dell'emigrazione. Nel suo cammino, di uomo sempre in ricerca e in costante bisogno di dare un senso all'esistenza, gli saranno da guida l'insegnamento di Saru: "E leggendo nel cuore dell'uomo che impariamo a vivere"; e l'umanità della madre, figura assai rilevante nelle vicende narrate, nel dibattito dei personaggi su temi come la famiglia, il divorzio, la diversità, l'accoglienza, gli immigrati, e nel confronto continuo fra modernità e passato. La sua saggezza, l'amore per i figli, la fede in Cristo, il suo esprimersi spesso in calabrese, ne fanno un personaggio originale, un esempio di vita.
Anonimo -