Relegato fino poco tempo fa a un ambito sperimentale, il lavoro da remoto ha avuto unimprovvisa e massiccia diffusione a seguito della pandemia per contrastare laumento dei contagi da Covid-19 e permettere il proseguimento dellattività economica. Limpatto della diffusione dello smart working sul mercato del lavoro, seppur con caratteristiche del tutto emergenziali, è stato dirompente e ha consentito modalità di svolgimento della prestazione lavorativa un tempo inimmaginabili. Per la prima volta la rottura dellunità di spazio, tempo e azione apre prospettive nuove: il lavoro può essere svolto anche lontano dalla sede del datore di lavoro. È qui che si innesta il fenomeno del South working come prospettiva dalla quale valutare le implicazioni di quello che è probabilmente leffetto più importante e duraturo della pandemia dal punto di vista socio-spaziale: la diffusione del lavoro a distanza. Per decenni sempre più giovani sono emigrati dalle aree marginalizzate, dal Sud e dalle aree interne, in cerca di opportunità di studio o di lavoro nei grandi centri urbani del Centro-nord, ma oggi la componente digitale e tecnologica permette un approccio diverso al lavoro a distanza. Lavorare in maniera «agile» produce effetti positivi per tutte le parti coinvolte: aumenta la produttività di lavoratori e aziende, favorisce una più alta qualità della vita percepita e costituisce unoccasione di rilancio per i territori. I contributi di questo volume sono frutto di unelaborazione critica iniziata durante la prima fase della pandemia e alimentata in seguito da incontri con lavoratori, istituzioni, imprese, organizzazioni pubbliche e private. Tutti questi attori hanno arricchito il dibattito allo scopo di ripensare il futuro del lavoro da remoto, mettendo al centro le persone, i territori, le aziende e ridisegnando una geografia diffusa del lavoro che sia non solo agile ma soprattutto coesa.
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