Preziosissimi strumenti per lo studio dell'arte antica, i brani tratti dalla "Naturalis Historia" qui presentati offrono al lettore la più completa fonte di informazioni sugli artisti e le opere della classicità: si spazia infatti dall'aneddotica curiosa e accattivante all'elencazione più rigorosa dei capolavori del passato. Evocate come manifestazioni della natura, e quindi come tali sottoposte a un inevitabile processo di nascita, sviluppo e decadenza, le arti figurative sono per Plinio, dotto naturalista ed erudito sopraffino, luoghi privilegiati della trasformazione materiale. La pittura, espressione fisica dell'illusione che in sé contiene la natura, appare quasi un'elaborazone alchimistica di terre colorate, mentre la scultura sembra operare trasformando il marmo e i metalli. Idea portante di questo trattato, infatti, è che ogni forma d'arte - in continuo progresso - ha un inventore, uno o più perfezionatori e un irreversibile processo di decadenza. Inaugurata dal genio di Fidia, la scultura greca raggiunge la sua 'akme' con Lisippo, maestro insuperabile a cui non potranno far seguito che imitatori e discepoli, mentre la pittura, dopo Apelle, artista ufficiale di Alessandro, non conosce che emuli mediocri. Si ripropone ora, accompagnata dalla nuova introduzione di Maurizio Harari, la celebre traduzione dei testi pliniani sul'arte realizzata dal grande archeologo Silvio Ferri nel 1946, autore anche di un commento fino a oggi ineguagliato per la dottrina e completezza. Testo latino a fronte.
Anonimo -