Attraverso lo studio di testi letterari, documenti, iscrizioni tombali e testamenti, Philippe Ariès (1914-1984) giunge ad individuare, in questo libro straordinario e sconvolgente, i macrocambiamenti che si sono verificati nella rappresentazione della morte e negli atteggiamenti che l'accompagnano nella storia della civiltà cristiana occidentale. Inizia la propria analisi dal Medioevo, quando la vita intera era vista come una lunga preparazione alla morte, accettata - dal morente e dai famigliari - come un evento naturale. L'autore ripercorre poi i profondi mutamenti intervenuti nell'età barocca e nel romanticismo - con l'esaltazione della morte eroica con un'accezione quasi erotica -, sino a giungere al suo parziale occultamento, nei comportamenti individuali e collettivi, durante la rivoluzione industriale. L'ultima parte - la più dolorosa - è dedicata alla nostra società tecnologica, in cui la morte (e il morente) è come colpita da un tabù: si preferisce mascherarla, occultarla, non vederla, non saperla, come forse la nostra stessa esperienza personale può testimoniare.
Anonimo -