Nel dicembre 2006 la vita del dottor Mario Riccio si intreccia con quella di Piergiorgio Welby, completamente paralizzato a causa di una grave malattia. Come medico, Riccio si assume la responsabilità di rispettarne la volontà: dopo averlo sedato, lo scollega dal respiratore artificiale che lo tiene in vita. Il caso fa scalpore. Welby aveva rivendicato (fin nei tribunali!) il suo diritto civile a sospendere la terapia, anche se salvavita, e in via teorica tanto gli era stato riconosciuto. Che un medico abbia ritenuto suo dovere rendere effettivo quel diritto crea un precedente sia deontologico sia politico e sociale. Il cuore del libro è il diario tenuto da Riccio durante gli eventi, in un pugno di giorni in cui si concentrano i contatti con la moglie, la sorella e gli amici di Welby, la decisione di rispondere alle richieste di quest'ultimo, l'instaurarsi tra loro di una relazione medico-paziente, fino alla sedazione, alla sospensione della terapia e alla morte. Segue il racconto del grande scalpore mediatico, dell'aspra discussione pubblica su temi quali consenso informato, rifiuto delle cure e - via via confondendo - eutanasia e suicidio assistito.
Anonimo -