"Quale tra gli uomini, infatti, è così sciocco o indolente da non voler conoscere come e grazie a quale genere di regime politico quasi tutto il mondo abitato sia stato assoggettato e sia caduto in nemmeno cinquantatré anni interi sotto il dominio unico dei Romani?" Nel progetto iniziale, le "Storie" dovevano coprire le vicende degli anni dal 220 al 168 a.C., quando la vittoria sui Macedoni a Pidna segnò l'inizio del dominio incontrastato di Roma sul mondo mediterraneo. In seguito, la narrazione fu estesa sino al 146, l'anno della distruzione di Cartagine e di Corinto, includendo così eventi di cui l'autore era stato testimone privilegiato, e talora anche attore. La nuova traduzione dell'opera qui presentata coniuga con le esigenze di leggibilità un rigore filologico che non elude le numerose difficoltà del testo polibiano. Il commento, ricco e criticamente aggiornato, rileva la complessità della posizione di Polibio, diviso fra l'ammirazione per le istituzioni politiche e militari e le virtù morali della potenza egemone e le riserve nei confronti dell'egemonia romana. I frammenti dei libri XIX-XXVII coprono il periodo cruciale della conquista romana del mondo ellenistico, dalla guerra contro Antioco III e gli Etoli alle prime fasi della terza guerra di Macedonia. Nel corso di questi anni, Polibio si trasforma da storico ben informato a testimone diretto di una parte degli avvenimenti narrati; può offrirci così una inestimabile valutazione delle forme del progressivo, inevitabile inasprimento del dominio romano sugli stati greci, ancora formalmente indipendenti. Note di John Thornton e nota biografica di Domenico Musti.
Anonimo -