Anna Fleming comincia ad arrampicare nel 2008, diciottenne, sui muri di una chiesa sconsacrata di Edimburgo. La parete indoor trasforma il suo corpo in una rete di muscoli, membra, sensi, nervi, cellule e neuroni; un «essere attivo, capace di pensare e di sentire». Ma è soltanto con la scoperta della roccia che il climbing assume per lei una dimensione esaustiva che la mette in piena comunicazione con il proprio sé e con la natura che la circonda. Da principiante terrorizzata a fortissima prima di cordata, la sua storia ci accompagna, parete dopo parete, nella scoperta della consistenza e della «personalità» delle diverse formazioni geologiche: dal gritstone del Peak District e dello Yorkshire al basalto e al gabbro dellisola di Skye, dallardesia del Galles del Nord allarenaria della Scozia più impervia. Ogni paesaggio, e ogni tipo di roccia, rivela sfide e piaceri unici: il viaggio di Anna è un percorso di formazione, di affinamento delle sue capacità, alla ricerca del senso autentico che si manifesta nellimmersione nella grandiosità della natura. Sulla roccia è ben più che un libro epico sullarrampicare. Al racconto «sportivo» dei successi, dei pericoli, delle difficoltà e degli incidenti che fanno parte dellesperienza di ogni climber, Anna Fleming affianca un punto di vista, un sentimento tutto femminile che ci porta dentro la «rivoluzione» rappresentata dalle donne, con il loro stile e le loro qualità specifiche, in un mondo tradizionalmente declinato al maschile. Lo slancio poetico della sua scrittura ci restituisce con intensità lesperienza totale dellessere a tu per tu con una dimensione infinitamente più antica e più vasta dei muscoli e della mente che tentano di dominarla.
Anonimo -